giovedì 22 settembre 2011

I PIRATI SOMALI MINACCIANO SERVIZIE E TORTURE SUI CORPI DELL’EQUIPAGGIO DELLA PETROLIERA SEQUESTRATA

di Daniele Palazzo
Crescono l’angoscia e l’apprensione per la sorte dell’equipaggio della petroliera ‘Savina Caydyn’, che, dallo scorso 8 febbraio, sono prigionieri di un gruppo di pirati somali. Negli ultimi sette giorni, infatti, i sequestratori della nave stessa, si sono fatti sentire con due minacciose telefonate, attraverso le quali hanno minacciato di iniziare a torturare i loro prigionieri se le trattative per il pagamento del riscatto non dovessero sbloccarsi in tempi brevi. Lo hanno fatto per bocca del capitano dell’imbarcazione in parola, Giuseppe Lubrano, al quale è stato consentito di chiamare la moglie Nunzia. Ed è stata proprio la consorte del marinaio tenuto segregato dalla gang di criminali somali a dare l’allarme. La donna ha riferito pure che il marito le ha detto che, d’ora in poi, le chiamate saranno quotidiane. I loro aguzzini, ha sostenuto, sono intenzionati a testimoniare in “diretta” lo stadio di avanzamento delle torture inferte alle loro vittime. E’ dallo scorso 8 febbraio che Lubrano e i 22 membri dell’equipaggio della ‘Savina Caydyn’(è di proprietà della Compagna di Navigazione napoletana ‘Fratelli D’Amato’), di cui 5 italiani(due sono di Procida, uno di Gaeta, uno di Piano di Sorrento e l’ultimo di Trieste) e 17 indiani,sono nelle mani di uomini senza scrupoli che, per tutto il tempo, hanno minacciato sevizie e violenze sui loro corpi se le autorità italiane non dovessero aderire alle loro richieste. Per le prossime ore, dunque, si attendono novità, che, si spera, possano essere positive.

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