A coronamento di un percorso artistico più che ricordevole, che, tappa dopo tappa, gli ha permesso di farsi conoscere ed apprezzare in ogni dove, il noto ‘clickman’ casertano Roberto Canzano pubblica, per i tipi di “Intra Moenia”, il suo primo catalogo fotografico. “Senza Posa, fotografie in bianco e nero tra romanzo e realtà”(questo il titolo del libro) è stato presentato ieri era, davanti ad un folto, competente ed interessato uditorio, presso l’ampia sala-convegni della Libreria “Feltrinelli”, di Caserta, sita in corso Trieste, 154. Per l’occasione, sono stati chiamati a relazionare il giornalista Luigi Ferraiuolo, il fotografo e scrittore Stanislao Di Stasio e l’editore Antonello De Simone, il quale ultimo è il titolare della Casa Editrice che ha prodotto il lavoro di Canzano. Tutti hanno tessuto gli elogi di artista sui generis, i cui scatti hanno sempre tanto e più di tanto da comunicare a quanti, come noi, hanno l’opportunità di visionarli e coglierne l‘intima essenza. Ma, ora, lasciamo spazio allo stesso artista casertano, estrapolando una consistente fetta del comunicato-stampa da lui stesso diffuso. Eccola: “Il mio lavoro non è legato solo al territorio Casertano. Nella mia fotografia cerco non solo di documentare ma anche di dare un taglio più artistico, estremizzando l’immagine con il grandangolo, con tagli, ombre e sfocature. Ho trascorso molti anni della mia vita a cercare di raggiungere, assorbire, capire e rivelare la realtà. A cercare di avvicinarmi. Ho fotografato di tutto: dai morti ammazzati di camorra alle manifestazioni politiche, per i giornali. So quanto il mio sguardo possa essere invadente. Ma se ho fatto bene il mio lavoro forse qualche volta ho riacceso la vita in chi ha guardato le mie foto. Il fotografo non può guardare alla vita con occhio indifferente. È importante vedere quel che per altri è nascosto, che sia speranza o malinconia”. Rodolfo Canzano nasce nel 1971, a Caserta, dove vive tuttora. Nel 1992 inizia la propria attività di fotoreporter collaborando con agenzie e giornali a carattere nazionale. Dopo l’esperienza fotogiornalistica, matura il suo interesse prevalente in reportage e fotografia sociale. La formazione visiva di Rodolfo Canzano proviene più dal cinema, da registi come Andrej Tarkovskij, Wim Wenders, Michelangelo Antonioni, Pierpaolo Pasolini. Tra i fotografi svolgono un ruolo decisivo Robert Frank, con il suo famoso libro “Gli Americani”, William Klein, Diane Arbus, Mario Giacomelli, Antonio Biasiucci. Attualmente opera come fotografo freelance, maturando uno stile originale che conserva un’intenzione espressiva personale: “Dietro ogni foto c’è una narrazione di esperienze vissute in prima persona. Il mio messaggio è che una vera storia ha un inizio e una fine. Le fotografie invece sono solo in grado di suggerire. Mi piacerebbe che le mie foto si leggessero come un romanzo, invece vanno lette come una poesia”. Come scrive Stelio Maria Martini nella prefazione del libro, una foto è sempre e comunque un anacronismo, un momento fissato nel tempo e di cui si è perso tutto quello che è accaduto prima e dopo quell’istantanea. E allora luci e chiaroscuri in bianco e nero disegnano corriere e processioni che sono storie di provincia, vecchi negozi e librerie ormai scomparse che raccontano un mondo che non c’è più. Dalle foto di Rodolfo Canzano risulta evidente il legame con il territorio, quello delle sue origini ma anche quello indagato prima nella sua professione di reporter e poi in quella di artista.” A questa sera, dunque, per assaporare tutta l’essena di un lavoro che dimostra di aver tutte le carte in regola per assurgere a nuova pietra dell’arte fotografica non solo casertana
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