lunedì 26 dicembre 2011

DAI NEGOZIANTI DI CASTELVOLTURNO, UN NO DECISO AL PIZZO

Guido Nicolò Longo, questore di Caserta

No Pizzo
di Daniele Palazzo
Nuovo passo avanti, sulla via della legalità, in chiave anticamorra, da parte di alcuni dei negozianti più decisi e coraggiosi di Castelvolturno. E’ di questi giorni la notizia che alcuni commercianti del grosso ed importante centro rivierasco hanno aderito al progetto “Addio pizzo”, promosso dall’associazione “FAI Antiracket”, di cui è apprezzato Presidente l’imprenditore Tano Grasso. Si tratta di un’iniziativa che consiste in una sorta di “etichettatura” degli esercizi commerciali che, aderendo all’idea lanciata dal sodalizio coordinato da Grasso, dichiarano di non aderire alle richieste estorsive della criminalità organizzata. In tali negozi, si può notare, in bella evidenza, un cartello recante il molto significativo slogan “Pago chi non paga”, finalizzato a far capire al cittadino-acquirente che, per colpire al cuore la camorra, bisogna fare compere solo nei negozi che non pagano il pizzo. I primi ad aver sposato la proposta in oggetto sono stati i gestori del bar “Crazy Hourse”, di Pinetamare, presso la cui struttura commerciale si è svolta una significativa manifestazione in tal senso. Numerose le personalità intervenute alla cerimonia. Alla presenza di rappresentanze di tutte le Forze dell’Ordine operanti sul territorio comunale interessato(Commissariato di Pubblica Sicurezza, Arma dei Carabinieri, Polizia Locale), vi hanno preso parte, tra gli altri, il Questore di Caserta, Guido Nicolò Longo, il Presidente Grasso, il Responsabile del ramo castellano dell’Associazione Antiracket, Luigi Ferrucci, il Presidente del coordinamento napoletano antiracket, Silvana Fucito, e folte delegazioni delle locali Associazioni “Villaggi Globali” e “Pro Loco Volturnum”. Molto apprezzata e commovente anche la partecipazione, in qualità di ospite d’onore, di Massimo Noviello, figlio dell’imprenditore Mimmo, trucidato da killer della camorra proprio perché aveva osato denunciare i suoi aguzzini. A tirare le somme della manifestazione, il titolare della Questura del capoluogo di Terra di Lavoro, che, plaudendo al coraggio dei propositori dell’idea de quo, ha sottolineato i valori e le valenze della manifestazione in se, affermando che “denunciare è sempre la cosa più giusta da farsi” e invitando coloro che vengono taglieggiati a “segnalare, con fiducia, alle Forze dell’Ordine qualsiasi tipo o forma di estorsione. Al resto, ha concluso Longo, provvederemo noi, offrendo le dovute garanzie a chi denuncia.”  Quella di cui ci occupiamo costituisce la prima risposta della società civile allo strapotere dei clan, che, dopo l’arresto di Michele Zagaria, appare alquanto appannato. Come sottolineato a più riprese, nel corso della kermesse, “a questa manifestazione, ne seguiranno molte altre, in modo da dire addio al pizzo a caratteri cubitali e in forma definitiva.”


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