Antonio Aversano |
di Daniele Palazzo
Sembrano prendere una direzione ben precisa le indagini per risalire all’autore dell’omicidio di Antonio Aversano, il 66enne, originario di Villa Literno, ma da anni residente a Sabaudia, in provincia di Latina,ucciso a coltellate e poi dato alle fiamme nella sua casa di viale Ezio, in pieno centro storico della ridente cittadina laziale. Le attenzioni degli inquirenti pontini, che hanno ricostruito i movimenti delle ultime ore di vita della vittima del brutale fatto di sangue attraverso l’analisi del tabulato telefonico del cellulare di Aversano, sono concentrate tutte su un 30enne rumeno, allo stato unico indagato per l’omicidio de quo. A quanto ne sappiamo, la sera in cui sulla sua strada si parò la morte, Aversano avrebbe consumato una frugale cena con un suo amico, vale a dire il proprietario della Punto verde che una vicina di casa aveva riferito di aver visto parcheggiata nei pressi dell’abitazione dello sfortunato 66enne. A cena finita, sul telefonino di Aversano arriva una chiamata. E’ quella di un rumeno che lui conosce bene. Il telefonista, che stava per lasciare il nostro Paese in quanto era terminato il suo periodo di lavoro presso lo stabilimento balneare in cui lavorava, gli chiedeva di vederlo per l’ultima volta prima di andarsene ai fini di un saluto. Questa inattesa novità interrompe la serata convivile tra i due amici. Entrambi montano in automobile. Uno per andare a raggiungere il suo conoscente rumeno, con il quale, qualche minuto dopo, rientra a casa(a confermare la presenza del 30enne nella casa della vittima, sempre i tracciati telefonici nelle mani delle Forze dell’Ordine), l’altro per rincasare. Entrambi ignorano che, di lì a poco, nell’ormai tristemente famosa abitazione di viale Ezio, si sarebbe scatenato l’inferno. È notte fonda quando rincasa anche Aversano, con al seguito il cittadino della Romania di sua conoscenza. E’ quello il momento che i Carabinieri e tutti gli altri investigatori ritengono fatale per Antonio Aversano. Insomma, per chi presiede alle indagini del caso, lo sfortunato oriundo liternese sarebbe morto per aver detto no ad una richiesta di denaro da parte del suo presunto killer. Ne sarebbe venuta fuori una violenta colluttazione, in seguito alla quale avrebbe avuto la peggio il terracinese d’adozione(grazie all’esame autoptico, sul suo corpo, si conteranno ben 14 fendenti, di cui uno, mortale, al petto). Una volta compiuto l’efferato atto criminale, il sospettato avrebbe cercato di cancellare le tracce del suo passaggio in casa Aversano, dando fuoco al suo corpo e appiccando incendi sia in camera da letto che in cucina, ma non riuscendo affatto nell’impresa. Infatti, i Carabinieri sostengono di aver trovato sul posto numerosi elementi di prova che lo inchioderebbero. Sembra, quindi, giunta ad una svolta il lavoro egli inquirenti laziali che sembrano lì per dire la parola fine ad una vicenda, che ha strappato alla vita una persona meravigliosa quale era Antonio Aversano.
Nessun commento:
Posta un commento