mercoledì 12 ottobre 2011

LETINO-DELITTO MARINALBA, LA DIFESA DI IGNAZIO FORTINI PRESENTA RICORSO IN CASSAZIONE


Ignazio Fortini

Marinalba Silva Costa


di Daniele Palazzo
Ignazio Fortini ricorre in Cassazione. Il 27 di Letino, lo scorso 22  marzo, era stato condannato a 18 anni di reclusione, ad opera dei Giudici della Corte d’Assise d’Appello del Tribunale di Campobasso, in quanto ritenuto colpevole dell’omicidio della prostituta brasiliana Marinalba Silva y Costa, presentato, attraverso i suoi legali, domanda di ricorso al terzo ed ultimo grado della Giustizia italiana, la Cassazione, appunto. Fortini, che, dal giorno del suo arresto, avvenuto presso l’abitazione dell’allora 24enne Geometra letinense, non ha mai smesso di dichiararsi estraneo al delitto ascrittogli, spera in una ulteriore riduzione della pana(in primo grado, gli furono inflitti 21 anni di carcere) o,addirittura, nella piena assoluzione per non aver commesso il fatto. Il pool di legali che lo segue punta soprattutto su due elementi. Il primo risiede in quella che l’imputato e il suo staff difensivo ritengono una eccessiva approssimazione sull’orario del decesso della 48enne prostituta brasiliana e su una serie di dubbi e lacune  che si sarebbero riscontrati nelle dichiarazioni rese agli inquirenti dalla “presunta fidanzata” del ricorrente. Come certamente si ricorderà, Marinalba Silva y Costa fu assassinata il 7 marzo del 2008, in un piccolo appartamento di vico Belvedere(siamo nel cuore del centro storico di Isernia), che la donna utilizzava quale alcova per l’attività professionale che aveva scelto di fare. Dopo tre mesi di apparente stasi, indagini sul caso specifico puntarono decisamente su Letino e, nello specifico, su Ignazio Fortini, che, con la pesante accusa di aver ucciso la donna, fu condotto in carcere, ad Isernia. Ne seguì tutta una vicenda giudiziaria che vide l’accusato essere condannato a 21 anni di reclusione in primo grado di giudizio, con riduzione di pena pari a tre anni in seconda istanza. Adesso, la parola passa alla Cassazione, che dirà l’ultima parola sul mosaico di un delitto che, in verità, ha ancora molti  tasselli mancanti e punti da chiarire. A cominciare dall’arma del delitto, che non è stata mai ritrovata. Ad incastrare Fortini, che, pur ammettendo di aver visto la brasiliana poche ore prima che morisse per consumare un fugace rapporto sessuale, ha sempre sostenuto di non averle usato violenza alcuna, soprattutto gli accertamenti sul telefonino della vittima, trovato in possesso della fidanzata o presunta tale del 27enne di Letino. Alle pressanti domande degli investigatori, la ragazza dichiarò, per poi confermarlo in Aula, che quel telefonino, di cui ignorava la provenienza, le era stato dato dal suo fidanzato, vale a dire Ignazio Fortini. Quest’ultimo, però, ha sempre negato rapporti di vero fidanzamento tra di loro. Ed è proprio sulle dichiarazioni della  presunta fidanzata del loro assistito che, ritenendole gravemente lacunose, gli avvocati della difesa di Fortini(fanno capo all’Avvocato Renato Pecoraro, di Napoli) appuntano parte delle loro attenzioni. Al vaglio dello staff difensivo dell’imputato anche la ricostruzione fatta dagli inquirenti circa l’ora della morte della sfortunata ex ballerina brasiliana. Nel ricorso alla  Suprema corte da parte degli stessi Avvocati, al punto che concerne il lasso temporale stabilito circa la morte dell’uccisa, si legge testualmente:”Eccessivamente vago il parere dell’esperto chiamato dal pubblico ministero, che inseriva la morte della donna in un range temporale troppo vasto (12 ore), ossia tra le 24 e le 36 ore precedenti la prima ispezione del corpo.” I legali del corpo difensivo di Fortini ritengono attendibile solo il responso del primo Medico che, subito dopo il macabro ritrovamento, visionò il corpo di Marinalba Silva y Costa. Il professionista ne aveva fatto risalire il decesso a non più di 20-24 ore prima del suo intervento il decesso, fatto, questo, che, secondo gli estensori del documento inoltrato alla Cassazione, scagionerebbe Fortini. Comunque vada, bisognerà attendere il  nuovo e definitivo pronunciamento giudiziario(è previsto per la prossima primavera) sul caso in trattazione per poter dire una parola certa in merito.

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