martedì 22 novembre 2011

Cacello Arnone. Da Mattia Branco , riceviamo e pubblichiamo le riflessioni di G.E.

Generazione Fantasma
Credo che la forma di umiliazione più grande per una persona sia il
divenire l’imitazione di altri individui, tanto più individui che non
assurgono ad esempi da ricordare.
Posso concepire l’ idea di un bambino che imita il suo idolo calciatore, ne
copia le movenze, le gesta, ma davvero stento a digerire lo storpiamento
del proprio accento, del proprio dialetto, in favore di un altro usato con
l’intento di intimorire, prevaricare.
Quanta tristezza può nascere da un pensiero così e quanto maggiormente può
crescere questa tristezza se quel pensiero è veritiero !
Non è solo una questione di ignoranza, anche se ultimamente dalle nostre
parti abbonda, è soprattutto un problema di crescita mentale. Una crescita
che fatico a trovare in questa nuova generazione.
La ricerca continua di modelli completamente sbagliati da adulare è
divenuta purtroppo una forma di riconoscimento di molti, forse troppi,
giovanotti “paesani”.
Tutto questo però, non deve indurre a comparazioni con la nostra “vecchia
dirigenza”, ossia i nostri genitori.
Il confronto a mio avviso è ingiusto, in quanto emerge una superiorità
netta, schiacciante, in favore dei nostri vecchi. Davvero non trovo
termini di paragone, eppure trent’anni dopo, con l’avvento del benessere,
della tecnologia, dello sviluppo (rapportati ai loro tempi sia chiaro) è
inverosimile.
Forgiati dalla fame, (quando l’hai vissuta te la porti dentro per tutta la
vita ) hanno reagito con tenacia, con forza, un giorno alla volta, giorno
dopo giorno e cosa fondamentale non hanno mollato mai.
Oggi il discorso cambia radicalmente. Oggi il credo che va per la maggiore
è l’avere tutto e subito, possibilmente diventando ricchi, indossando
abiti firmati, guidando bellissime macchine e cosa da non sottovalutare e
di primaria importanza il tutto in assenza di sacrificio.
Senza nemmeno rendermene conto ho risposto in parte al perché è moda il
dialetto altrui !
Dove trova vita questa emulazione ostentata con tanta caparbietà? Nell’
educazione? Nel quotidiano?
Effettivamente una critica ad alcuni genitori sull’educazione complessiva
di alcuni soggetti che fortunatamente non rappresentano il ragazzo/a medio
del nostro paese la possiamo buttar giù liberamente e senza troppi patemi
d’animo, come questa stessa critica la si può rivolgere verso un
quotidiano che sempre più veste i panni della monotonia, della banalità e
via discorrendo ma saremmo ipocriti nel soffermarci solo su questi punti
in quanto a mio avviso non rispecchiano la totalità del problema che
stiamo analizzando.
Credo sinceramente che il punto fondamentale del discorso invece, sia la
completa assenza di personalità che fa da padrona nella stragrande
maggioranza dei ragazzi (per fortuna non tutti) e che purtroppo quasi
sempre ad essa vi si aggiunge l’immancabile senso di abbandono,
sconcertamento, trascuratezza verso l’ adempimento dei proprio doveri.
Quel che mi preme chiedere però, tralasciando l’imposizione delle regole a
cui ognuno è libero di sottostare o meno in quanto poi sfociamo nella
responsabilità personale del singolo, è questo:
Siamo o no stanchi di un paese dove si litiga quasi tutte le sere e per
motivi futili peraltro?
Non siamo stufi di restare fermi innanzi alla nostra stessa disfatta? Il
nostro stesso fallimento?
Perché è di disfatta interiore che dobbiamo parlare se a soli vent’anni hai
posto limiti alle tue capacità, accontentandoti di ciò che altri ti hanno
offerto e non di quello che in realtà vorresti fare.
E’ triste questa generazione e non se ne rende nemmeno conto, presi da un
bicchiere di alcool (non uno solo e non solo quello) che nasconde la
realtà la sera o da un paio di scarpe dal valore equivalente a cinque
giornate di lavoro e che per certi versi ti fa sentire migliore.
Allora mi chiedo, guardando più in là nel tempo, tra dieci anni di tutto
questo cosa ricorderemo?
Questa domanda mi riporta alla memoria il pensiero Di Hector Hugh Munro
(Saki): "I giovani hanno aspirazioni che non si realizzano mai, i
vecchi hanno ricordi di quello che non è mai successo." Una sorta di
incitamento ad inseguire ciò che si vuole fin quando si è in tempo per
evitare di avere rimpianti in futuro.
Ma sono interrogativi senza risposta i giovani di Cancello ed Arnone (non
tutti è quel che si spera), comparse di film in cui il finale è scontato e
mai sorprendente. l’ abdicazione di persone che da motore portante quali
dovrebbero essere della nostra società, a peso (e che peso! ) sempre più
pressante. Un pensiero avaro, che nessuno vorrebbe fare, ma che l’onesta
intellettuale e l’obiettività dei fatti ci impone, altrimenti possiamo
continuare a vivere nel nostro guscio, giustificare con la spensieratezza
indotta dall’età e ripeterci ancora una volta “andrà tutto bene sò
ragazzi!”.
Certe sere Via Settembrini sembra il Carnevale di Rio De Janeiro, solo più
monotono poiché tutti adottano lo stesso travestimento, la stessa maschera
ossia pecore travestite da lupi, che camminano in branco e nemmeno fianco
a fianco ma per gerarchie.
Dov’è la nostra forza? Dove sono finiti i nostri sogni? Forse ci si stanca
ad inseguirli con lo sguardo anche da lontano!
In tutta onestà spero che il mio possa essere solo un impeto pessimistico
che attraversa la mente e che la realtà mi dia quel “torto marcio” di cui
sono alla ricerca. Spero …. !firmato G.E.









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