lunedì 29 agosto 2011

COMMEMORATI I SETTE CARABINIERI UCCISI DAL BANDITO GIULIANO IL 19 AGOSTO DEL 1949

 
di Daniele Palazzo
Nell’attentato con cui, il 19 agosto del 1949, il bandito Giuliano e la sua famigerata banda uccisero sette carabinieri, perirono anche due militari campani, Ilario Russo, di Caserta, e Pasquale Antonio Marcone, di Napoli. Il sessantaduesimo anniversario di quella che viene comunemente indicata con la dicitura di strage di Passo di Rigano è stata commemorata con una molto toccante e sentita cerimonia dell’arma, in via Ruggeri, a Palermo. Con Marcone e Russo, trovarono la morte anche  Giovan Battista Alore di Cosenza, Armando Loddo di Reggio Calabria, Sergio Mancini di Roma, Gabriele Palandrai di Ascoli Piceno, e Carlo Antonio Pabusa di Cagliari. Una strage pianificata con meticolosa cura, per creare quel clima di terrore e smarrimento generale dietro il quale, forti di una sicumera che si addice solo ai vigliacchi, si barricano miserrimi individui, gente che non sa che esprimersi con cieca violenza ed ostentata inimicizia avverso la società civile e contro quanti lottano per costruire un futuro decoro per la comunità tutta. Dieci altri commilitoni dei Carabinieri deceduti per via della sorpresa dinamitarda ordita dagli uomini al comando di Salvatore Giuliano(la strage stessa fu provocata dallo scoppio di una mina anticarro, piazzata sul tragitto che avrebbe percorso il camion che, zeppo di uomini in divisa, rientrava in Caserma, di ritorno da una missione di pattugliamento sulle alture di Bellocampo)rimasero seriamente feriti. Alcuni di loro subirono gravi mutilazioni. Si comprenderà solo in secondo tempo, purtroppo, che l’aggressione perpretata dalle schiere di Giuliano contro una Caserma dei Carabinieri della zona di Bellocampo era stata solo una sorta di specchietto per allodole. Infatti, era solamente un diversivo per attirare sul posto altri militari e, quindi, farli saltare con l’esplosivo. Quella che colpì il mezzo su cui si trovavano Marcone e Russo fu accompagnata da una seconda deflagrazione. Un ordigno, infatti, fu fatto scoppiare anche al passaggio di un’automobile su cui, diretti sul luogo dell’eccidio, viaggiavano i vertici dell’Arma e della Polizia di stanza in Sicilia. Questo secondo attentato, però, fallì e, fortunatamente, tutti gli uomini che occupavano la vettura ne uscirono illesi.

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