domenica 23 maggio 2010

Italia, prima donna sacerdote.




«La mia ordinazione rappresenta una grande chance per tutte le donne di fede». Maria Vittoria Longhitano oggi sarà ordinata sacerdote. A Roma sede del papato. Prima donna a celebrare messa e a impartire i sacramenti secondo la regola dei vetero-cattolici, cristiani che si rifanno alla Chiesa del primo millennio. In piena comunione sacramentale con la chiesa anglicana e con la chiesa episcopale americana, la chiesa vetero-cattolica opera sotto la giurisdizione della conferenza internazionale episcopale dell'unione di Utrecht. E sarà il vescovo di Utrecht, Fritz-René Muller, a imporre l'olio santo a «madre Vittoria» come da oggi sarà chiamata la neo sacerdotessa, nella chiesa All Saints di via del Babuino.



Trentacinque anni, siciliana, laureata in filosofia e sposata con un ingegnere, Andrea Lanza. Maria Vittoria fa l'insegnante di sostegno in un liceo di Milano. Nel novembre scorso è stata ordinata diacono e da allora svolge il suo impegno religioso nella parrocchia di Gesù di Nazareth dove da domenica sarà il parroco. Ottimo rapporto con il cardinal Tettamanzi, arcivescovo del capoluogo lombardo: «Per la mia ordinazione diaconale è stato lui a prestarmi la veste dalmatica - racconta Vittoria Longhitano - e l'altro giorno mi ha fatto gli auguri per la mia ordinazione sacerdotale».



Prima donna sacerdote nel segno della chiesa delle origini, quando i cristiani non erano divisi. Perché sacerdote? «Un sogno da bambina - spiega la sacerdotessa -. Giocavo a dire messa, a celebrare battesimi e matrimoni. Ma a quel tempo le bambine non potevano fare neppure i chierichetti. Una grande sofferenza la mia. Una ferita con la quale sono cresciuta. Ho provato a entrare in convento, ma ho capito che quello non era il mio desiderio». A quel punto l'allontanamento dalla religione.



«Ero diventata atea. Non credevo più», confessa. Poi gli studi in teologia fanno conoscere a Maria Vittoria Longhitano la Chiesa vetero-cattolica e la possibilità di diventare sacerdote. «Il perché della scelta? La ragione la conosce solo Dio - dice madre Vittoria - La vocazione era dentro di me e a poco poco è divenuta realtà». Cosa significa essere la prima donna, italiana, a essere consacrata sacerdote? «Prima di tutto continuare le opere di Gesù - risponde serena Madre Vittoria. Per le donne, dare una chance. Dare l'impulso a un dibattito fra i cattolici, equivale a stimolare una riflessione su cosa significhi, in termini di perdita, negare alle donne la possibilità di vivere la loro vocazione al ministero ordinato. Finché il sacerdozio femminile resterà una tematica astratta, il pensiero comune sarà condizionato da pesanti barriere di pregiudizi. Quando la gente, invece, entra in contatto con una donna sacerdote, le barriere cadono automaticamente e si spogliano di tutte le connotazioni negative. Questa almeno è la mia esperienza come diacona. Farò il parroco a Milano e dovrò imparare a portare la croce perdi essere la prima donna sacerdote». Fonte: il tempo.

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