venerdì 8 giugno 2012

Cancello Arnone. Storia di un comune.







Il Comune di Cancello ed Arnone si estende sulle opposte rive del Volturno, ed è formato dall'unione delle terre appartenute a due antichi casali strettamente legati a Capua: Cancello sulla sponda destra, dove si estendeva l'antico agro Falerno e Arnone sulla riva sinistra. In passato, il nome Arnone è stato avvicinato alla forma "ad nonum", nome di una stazione della via Appia, citata nella Tabula Peutingeriana. Si tratta, naturalmente, di una derivazione erronea: fra l'altro l'Appia correra a notevole distanza lungo la sponda opposto del Volturno. E' probabile, in realtà, che il nome Arnone derivi dal personale Longobardo "Arno" latinizzato e declinato all'accusativo. La denominazione Cancello sembra, invece, sia da collegare alla presenza nella zona di un'area delimitata e destinata all'esercizio della caccia.
Dal punto di vista geologico il territorio è formato da sedimenti alluvionali olocenici, da terreni limosi e argillo - limosi, nonchè da terreni umiferi oscuni e di colmata derivata dalla bonifica del basso Volturno a cui sottostanno, a tratti, livelli di lapilli pomicei o di altri materiali piroclastici e intercalazioni di torba. Ai materiali alluvionati e umiferi di copertura segue, fino ad una profondità di 150 metri, un substrato in cui prevalgano sedimenti plio - pleistocenici lacustri o palustri, salmastri e marini, che indicano un forte subsidenza, ossia un lungo periodo di ristagno delle acque marine.
Non esistono dati certi sull'origine del paese, anche a causa dell'esiguità delle fonti archelogiche. Tra queste può essere citata un'iscrizione funeraria romana dedicata ad una certa "Sentia Pompeiana" da L. Licinius Liberianus e reimpiegata nella torre campanaria della chiesta parrocchiale di Arnone. Per quanto riguarda le fonti documentarie, Arnone è ricordato in una pergamena di S. Angelo in Formis del 1114. Nel 1244 il territorio era dominato da Emilia Campalazzo, moglie di Errico Filangieri. Controllato per una certo periodo dalla famiglia Estendarda, il territorio di Arnone passò in seguito a Giovanni Cantelmo, dal quale fu ceduto alla mensa arcivescovile di Capua che, nel 1303, lo concesse in fitto, per una somma esigua, a Bartolomeo di Capua principe della Riccia. La famiglia Bartalomeo dominò l'area fino a tutto il '700, anno in cui le terre della zona passarono in eredità a Tommaso Sanseverino. Scoppiò allora una disputa fra il Sanseverino e dil Regio Fisco, le cui ragioni furono difese dal celebre giurista del tempo Nicola Vivenzio, il quale sollevò il seguente quesito: l'area è da considerare bene allodiale o feudo? Nella prima parte del "Diritto del fisco sul feudo di Arnone" pubblicato nel 1794 si legge: "La chiesa di Capua fra i molti feudi, che possedevano nel tempo di Carlo D'Angiò, aveva un vastissimo tenimento con uomini e vassalli, tra confini di Gancia, nè luoghi di Arnone, e di Sanbiase, che chiamavasi "La baronia di Arnone". Questo tenimento con tutti i vassalli, le rendite e i servizi loro, e coi diritto ancora di plateatico e di bagliva, da Giovanni Arcivescovo di quella città fu conceduto nell'anno 1303 al Luogoteta del Regno di Capua, ed a tutti i suoi discendenti, così maschi, che femmine, con la sola prestazione di un agustale d'oro, che pagar si dovesse in ogni anno alla chiesa di Capua".
Il territorio rimase a lungo in gran parte malsano a causa delle acque che ristagnavano su larghe aree. Le prime bonifiche risalgono al '600, quando per iniziativa del vicerè spagnoli, in particolare del conte di Lemos, furono aperti due canali, il Lagno vecchio e quello detto Prospero del Tufo. La mancanza di manutenzione ridusse l'efficacia di tali opere: si conservano ancora oggi alcune suppliche degli abitanti di Arnone, datate fra il 1654 ed il 1661, nelle quali essi dicono "soffocati dall'acqua". Solo con la legge del 1839 si pose mano a sistematici lavori di bonifica, durante i quali fu tracciata anche la nuova strada da Castel Volturno ad Arnone. La bonifica fu completata solo negli anni successivi alla seconda guerra mondiale.
Il territorio del comune è caratterizzato da ampie distese pianeggianti che ospitano innumerevoli mandrie di bufale al pascolo, ed è arricchito dal punto di vita naturalistico dalla rigogliosa vegetazione che ricopre le sponde del Volturno. La presenza del fiume, del resto, ha condizionato in parte lo stesso sviluppo urbanistico del paese che, come già è stato ricordato, è diviso in due nuclei distinti situati sulle rive opposte del corso d'acqua.
Gli edifici religiosi, che pur nella loro semplicità, costituiscono la principale ricchezza artistica e architettonica del comune, sono equamente distribuiti nei due centri. Si tratta di chiese relativamente recenti, in quanto quasi del tutto ricostruite dopo i bombardamenti che durante la seconda guerra mondiale, hanno raso al suolo la maggior parte degli edifici. Tra queste, assai lineare è la Parrocchia di "Maria SS. Assunta in Cielo", caratterizzata da un orologio incluso nel timpano della facciata e affiancata da un grande campanile dalla linee essenziali. A Cancello si trova, invece, la Parrocchia di "Maria SS. delle Grazie Regina di tutti i Santi", la cui facciata è contornata da due campaniletti a vela. Più antica, anche se fortemente restaurata dopo i bombardamenti, è la cappella settecentesca di Maria SS. delle Grazie, omonima della parrocchiale, in cui si trova un affresco di S. Biagio del '700 napoletano, recuperano dalla cappella a Lui dedicata sulla riva del Voltruno, oggi andata distrutta.
Presso Arnone esisteva un tempo un lago, ora bonificato, dove si prescavano buone quantità di anguille. Presso Cancello, invece, si trova ancora oggi la sorgente di Pozzo Sporano, alle cui acque, dette "delle fate" si attribuisce la proprietà di "accrescere il latte" delle neo - mamme.
Nel territorio di Cancello ed Arnone si producono grandi quantità di foraggio, ma il comune è noto soprattutto per gli allevamenti bufalini, per il trattamento del loro latte e per la produzione delle rinomate mozzarelle di bufala. Da Paolo Diacono sappiamo che i bufali furono introdotti in Italia nel VI secolo dai Longobardi e si può supporre che ben presto essi si adattarono alle basse zone paludose intorno al Volturno, anche se le prime testimonianze della loro presenza in quest'area risalgono solo al '400.
Negli ultimi anni grazie a uomini capaci, sono nati e si sono evoluti nuovi allevamenti, laboratori per il trattamento del latte, caseifici ove si produce la vera mozzarella di bufala d.o.p. (denominazione di origine protetta). Operatori economici coraggiosi e lungimiranti che avvalendosi delle nuove tecnologie, hanno creato aziende che sono il fiore all'occhiello di tutta la cittadinanza e che con il loro prodotto sono presenti in molti mercati del mondo.
tratto dal sito del comune.


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