di
Daniele Palazzo
TORA E PICCILLI-E’ da tempo che,
in Italia ed anche in Europa, si parla di varare norme atte a porre rimedi e
freni efficaci agli eccessi, spesso volgari ed offensivi, di certa gente che
frequenta i social, al dilagante fenomeno del cyberbullismo e a tante altre
diavolerie che, complice anche la difficoltà di controlli, fanno male a chi,
persona per bene, frequenta la rete internet. Ci sta provando, primo nel
cosiddetto Vecchio Continente, il governo tedesco. Con un disegno di legge è
vero perfettibile, ma apprezzabile anche perché, almeno, ha il merito di aver
smosso le acque stantie del settore. A tal proposito, però, va detto anche che
alcuni strumenti per punire chi eccede in insulti e commenti volgari sui social
e dalle tantissime piattaforme insistenti sul web, almeno in Italia, ci sono
già e vengono pure applicati. E’ il caso della notizia di giudiziaria che
arriva da Tora e Piccilli, in provincia di Caserta, e che protagonisti un
consigliere comunale di minoranza del Comune di Sant’Andrea del
Garigliano(Frosinone) e una ditta edile torese, ha visto il politico ciociaro
condannato a versare la somma di 650 Euro al proprierario dell’impresa operante
nello storico centro dell’Alto Casertano, a mo’ di risarcimento, per tutta
una serie di presunti insulti che il
consigliere stesso aveva “osato” pubblicare sul proprio profilo Facebook. All’esponente
della minoranza consiliare sembra non essere andato a genio che fosse stata
proprio quella ditta, che riteneva non idonea a vincere un appalto che il suo
Comune aveva indetto per una serie di lavori da eseguirsi presso l’edifici
della Scuola Media cittadina, fosse risultata appaltatrice dei lavori medesimi.
e giù parole su parole che il titolare della ditta indicata, vedendosi dare
ragione, da parte del Giudice del
Tribunale di Cassino, Dottor Grabriele Sordi, ha ritenuto offensive denunciato. Va detto, infine che il politico
della città Oltregarigliano se l’è cavata con quel tipo di sentenza, ritenuta
mite, anche perchè, per avendo sempre negato di essersi rivolto al denunciante
e alla sua ditta con termini offensivi, ma, per contro, di aver semplicemente
esercitato quello che riteneva un suo scacrosanto diritto di critica, aveva subito
provveduto a rimuovere i post dello “scanalo” da suo profilo. Il “caso” esplose
tra la seconda metà del novembre scorso e la prima quindicina del successivo
dicembre, quando la persona condannata pubblicò i post tanto discussi, per, poi, rimuoverli dietro
sollecito dell’organo di Giustizia cassinate. Quei commenti erano davvero
offensivi, ha deciso il Giudice che ha condannato il loro autore. La sua è una
sentenza destinata a far discutere davvero tanto ed anche a fare scuola. Infatti,
in un mondo, come è quello dei social, cos’ pieno di eccessi e poca o nessuna
cortesia, una regolamentazione adeguata cj vuole. “Oggettivamente, tali
post(qui, ci si riferisce soprattutto a quelli che recitavano testualmente: “…poveri vagabondi d’oltre
fiume, senza meta, arte e mestiere” e …”Chissà quante pance si sono riempite”,
pubblicati in date diverse e, poi, eliminati del tutto) avevano carattere
offensivo. ha puntualizzato il giudice Sordi nel testo della sentenza, della
reputazione della società, avendo il tono dello scherno certo fuori dal limite
di continenza dell’altrimenti legittima critica, ove, e se, ancorata a fatti
concreti”. Soddisfatto, ovviamente, l’imprenditore edile di Tora e Piccili, per
il quale “Giustizia fatta.”
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