di
Daniele Palazzo
PIGNATARO MAGGIORE-Qualche anno
fa, ho avuto la fortuna e l’onore di essere collega, amico ed estimatore del giornalista
e scrittore di successo Salvatore Minieri, che, artista della “penna” ed
indomito paladino dei diritti e delle opportunità di più deboli, si è sempre
impegnato,con coraggio e dedizione, nel dare voce a chi, spogliato di ogni
dignità, rivestito dei miseri panni di una burocrazia più che opprimente e a
vantaggio unico di che, “cazzimmosamente”, sostiene ed alimenta, si vede sempre
più bistrattato, sia sotto il profilo umano che quello personale. Entrambi
eravamo alla Gazzetta di Caserta, lui come Responsabile della pagina dell’Agro
Caleno, mansione che, devo dire, ha sempre svolto in maniera molto egregia; io
come corrispondente da Francolise e dall’intera zona di riferimento. In verità,
facevo il Jolly, nel senso che, spesso e volentieri, scrivevo anche da altri Comuni
del Casertano, con particolare riferimento a quelli della zona alta del nostro territorio provinciale. Dopo un breve
periodo di lavoro in”Gazzetta”, Minieri, figlio di Pasquale, compianto e
stimato esponente della Democrazia Cristiana pignatarese, morto prematuramente
per le tragiche conseguenze di un incidente della strada, lasciò quel giornalismo
“statico” e, quindi, poco incline alla sua vera indole di uomo libero e senza
catene né restrizioni di alcun genere(anche io, “appiedato da gravi problemi di
salute, lo lasciai, non prima, però, di aver maturato il diritto e conseguito i
titoli per iscrivermi all’Albo azionale dei Giornalisti come Pubblicista),dandosi
ad un tipo di comunicazione. quella che via i “tanta vall a cantà ca nun se fa
maij juorn”, dentro quell’ardore e quella passione che, sulla scorta delle
tante esortazioni del sottoscritto e di numerosi altri amici, che, prendendo a
prestito il contenuto e l’insegnamento propri dell’antico adagio popolare che
recita testualmente: “Mal a chella pecur ca nun ten ’a lana soij”, fa si che l’amico
Minieri capisca che ha stoffa da vendere ed anche che è tempo di dimostrare a
tutti e a ciascuno di che pasta fatto. E’ allora che, prima di darsi definitivamente
all’attività, brillante e coraggiosa, di giornalista d’inchiesta e denuncia su
larga scala, l’ottima “penna” casertana, fonda il portale di informazione on
line “Pignataro Nuova”, che conduce per un paio di anni, quale Direttore di se
stesso, vale a dire in piena autonomia gestionale. Ed è proprio in quel periodo
che si toglie diversi sassolini dalla scarpe, vedendo fioccare al suo indirizzo
i riconoscimenti e gli attestati di stima e bravura più belli e soddisfacenti del
suo magnifico passaggio nel mondo del cosiddetto “Quarto Potere”. Ma, quell’esperienza
è a termine. Minieri, infatti, mira a che la sua grande voglia di comunicare e,
quindi, diffondere far conoscere il
contenuto il succo della sua più che lodevole filosofia di vita raggiungano
quante più persone possibile, almeno in Italia. Quale mezzo migliore, se non il
libro per raggiungere la più vasta massa e portare a pieno compimento il suo
nuovo progetto culturale? La fase letteraria di Salvatore Minieri inizia nel 2014,
quando pubblica il suo primo lavoro editoriale, cioè “I Padroni di Sabbia-Castel
Volturno, Storia di un abbandono”, nel quale, presentando una sorta di dossier
sull’avvelenamento dei corsi d’acqua e del coste casertane, denuncia, con forza
e determinazione, quali e quanti danni
la cancrena delle ecomafie abbia provocato, in anni ed anni di mancati
controlli e lassismo istituzionale, nell’intera estensione di Terra di Lavoro.
A cominciare dal Comune di Calvi Risorta, grazie ad una sua coraggiosa ed
encomiabile inchiesta(2015), è stata scoperta la discarica di rifiuti tossici
più grande d’Europa. Che dire, poi, del suo secondo libro, che, intitolato “I
Pascià-Storia criminale del clan Bardellino e della Discoteca Seven-up”(Spring
Editore), che questa sera, con inizio alle ore 18.00, sarà presentato nella
Sala-Convegni della Biblioteca “Angelo Broccoli”, in Vairano Patenora”? Anche qui,
l’impronta, indelebile e non facilmente etichettabile dell’autore(per un
periodo, ha collaborato attivamente anche con la redazione casertana dde “Il
Mattino” di Napoli), malgrado i tanti tentativi, di critici e studiosi, appare
assolutamente non inquadrabile in una categoria precisa. Malgrado anni fatto
caolino da pochi anni nel mondo dell’Editoria, Salvatore Minieri ha già all’attivo
premi e riconoscimenti di rilievo. Tra questi, ricordiamo il Premio Nazionale
"Olmo", per la sezione Giornalismo d'Inchiesta, e il Premio Nazionale
"Legalità Campania”.
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