mercoledì 6 settembre 2017

FRANCESCO D’ANTUONO-UN CALCIO AL PARKINSON, A COLPI DI SPORT, MUSICA E TENACIA




di Daniele Palazzo

Negli ultimi giorni, il nome di Francesco D’Antuono, ha fatto il giro dei web social e dei siti giornalistici on line. 48enne, da 12 anni, affetto da Morbo di Parkinson, Francesco è un grande esempio, di tenacia e forza d’animo, per tutti i malati e i sofferenti del mondo. Soprattutto per quelli che si abbandonano del tutto, lasciando campo aperto al progredire del loro atroce malanno. Lui è i quelli che non si arrendono, che, si impegnano costantemente nel contrastare un male, è vero inguaribile, ma che, se affrontato nel modo giusto e con energica determinazione, fa meno male di quello che comunemente si crede. Un traguardo dopo l’altro, dopo aver avuto la gioia e l’orgoglio di aver segnato un gol in un campionato dilettantistico della FIGC, con la maglia dell’Angri, il nostro amico ha un altro sogno, quello di suonare le percussioni durante il concerto che, il 9 settembre prossimo, il noto cantante partenopeo Gigi D’Alessio terrà a Sant’Antonio Abate, in provincia di Napoli. Non sappiamo se il sogno di Francesco, al quale l’estensore di questa nota, come lui affetto, da 13 anni, da Malattia di Parkinson, augura un mondo di bene e di conservare l’indole battagliera che lo ha sempre contraddistinto, ma una cosa la possiamo dire e sottoscrivere. Per D’Antuono, l’idea di accompagnare, in concerto, il cantante da lui preferito è e rappresenta non solo una provocazione, intrigante, se vogliamo, ma, soprattutto, gesto di altissimo valore simbolico. Per sua stessa ammissione, l’obiettivo primario di Francesco D’Antuono, da sempre appassionato di calcio giocato, è quello di “esortare tutti coloro che soffrono per malanni di tipo degenerativo, quale è anche il Morbo di Parkinson, a non lasciarsi travolgere dall’evoluzione, degenerativa ed invalidante, della loro patologia, ma di lottare come autentici gladiatori contro di essa. Per noi parkinsoniani, conclude l’eroe antiparkinson, è molto importante essere noi stessi e credere nei nostri mezzi. In parole più semplici e dirette, viviamo come se Mister P., come, soprattutto, sui social, il Parkinson viene indicato, il medesimo malanno non esistesse, altrimenti vivremmo molto male i giorni che il Signore Gesù, immensamente buono e caritatevole, ci ha assegnato.”

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