Pilar Bardem |
di Daniele Palazzo
NAPOLI- E’ sicuramente uno dei “Premi” più attesi ed ambiti da quanti, nel mondo cosiddetto moderno, si battono per l’affermazione dei diritti civili dei deboli e egli sfruttati della terra e, soprattutto, da color che impegnano tutto se stessi ed ogni loro risorsa, arrivando perfino a sacrificare la loro stessa vita, perché ogni uomo e tutti i popoli del Pianeta vedano finalmente affermati i propri diritti di libertà e democrazia. Parliamo del “Premio” dedicato alla memoria della grande patriota e giornalista napoletana Eleonora Pimentel Fonseca, di cui, più oltre, ci pregeremo di tracciare i lineamenti essenziali della biografia. Quest’anno, la Giuria del “Pimentel Fonseca”, della quale si è appena conclusa la terza edizione, ha inteso insignire del riconoscimento medesimo la famosissima attrice spagnola Pilar Bardem, conosciuta anche per le sue battaglie di civiltà a favore dell’autodeterminazione del popolo Saharawi, che abita la parte occidentale del deserto del Sahara. A ritirare la prestigiosa onorificenza, ha pensato il figlio della donna, l’attore Carlos Bardem, che, fratello di Monica e del più famoso Premio “Oscar”, Javier, si è detto “molto felice ed onorato” per l’assegnazione del prestigioso riconoscimento alla sua, leggendaria, madre, Pilar, a cui, tra l’altro, è stato recentemente attribuito il “Goya”, quale migliore attrice non protagonista per il film “Nessuno parlerà di noi” (“Nadie hablará de nosotras cuando hayamos muerto”). La cerimonia di conferimento del “Premio” medesimo, ieri sera, 18 settembre, nelle storiche e suggestive fattezze della Basilica di Santa Maria del Carmine Maggiore, in Napoli. Sarà bene, a questo punto, sottolineare che la terza uscita del “Premio Pimentel Fonseca” è stata sostenuta e promossa dall’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli e dall’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, con l’Associazione “Periferie del mondo-Periferia immaginaria” e la Fondazione “Polis”, della Regione Campania. La manifestazione de quo, nell’ambito di “Imbavagliati”, vale a dire il Festival Internazionale di Giornalismo Civile, ideato e diretto da Désirée Klain, in programma dal 20 al 24 settembre prossimi, al Pan, il Palazzo delle Arti di Napoli. Carlos Bardem, ben conoscendo le meraviglie storico-architettoniche di Napoli e dintorni, non ha inteso perdere l’occasione che gli presentava per estasiarsi di fronte a tanta arte, frutto di una storia, più che millenaria e che ha permesso ai napoletani e alla loro città di assurgere a polo turistico privilegiato, meta preferita di tantissimi studiosi d’arte e, soprattutto, ad ambita meta di turisti stanziali, provenienti da ogni dove. Questo il motivo per il quale l’erede di tanta madre ha inteso raggiungere il capoluogo partenopeo con un certo anticipo, rispetto all’ora d’inizio della kermesse. Una volta in città, ha subito espresso desiderio di visitare il Museo di via dei Mille, dove è custodita la “Mehari”, del coraggioso giornalista Giancarlo Siani, che pagò, con la vita, il suo impegno contro la malavita organizzata e l’instaurazione di quei diritti civili di cui tutte le mafie sono e rappresentano l’esatta negazione. Dopo aver reso i dovuti omaggi alla grande ed encomiabile professionalità del compianto ex giornalista del quotidiano “Il Mattino”, di Napoli, Carlos Bardem, facendo implicito riferimento a quello che, per tutti e per ciascuno, ha rappresentato il sacrificio, estremo, del collega Giancarlo Siani, ha avuto modo di dichiarare quanto segue: “Che dire di più? Per quanto mi riguarda, posso affermare che, se qualcuno muore per i suoi ideali e per aver esercitato bene il suo lavoro, non so in che tipo di società viviamo. Ciò dovrebbe farci riflettere sul concetto di democrazia e se noi stiamo vivendo una democrazia reale o fittizia”. Molteplici e sicuramente da sottoscrivere gli interessi di Pilar Bardem, che, oggi, più che mai, appare più che determinata a portare avanti, con l’entusiasmo e la determinazione di sempre i suoi, grandiosi progetti di civiltà, come quello, già menzionato a favore del popolo Saharawi, per il quale, con i figli Carlos e Javier, ha realizzato il docu-film “La ùltima colonia”, con il quale non ha esitato un solo attimo nel denunciare al mondo le drammatiche condizioni di vita in cui sono costretti a vivere gli abitanti della martoriata zona del deserto africano. Ma, non è mica finita qui! Non basta e mai potrebbe bastare un articolo di stampa nel tracciare una, benchè minima carrellata circa i molteplici interessi della vincitrice dell’ultima edizione del “Premio” in oggetto. Senza pretese di sorta, possiamo solo provarci. Tra questi, quello della Presidenza dell’ASIGE, che si occupa di tutelare i diritti della proprietà intellettuale degli attori. Nel corso della sua favolosa carriera ha prestato il volto e dato appoggio a innumerevoli manifestazioni per la difesa dei diritti delle donne e per la lotta contro la guerra e il terrorismo. Insomma, una donna che non si è mai risparmiata. Anzi, non ha mai perso occasione per fondo ad ogni sua risorsa, umana e spirituale, per il bene e il maggior bene di tutta l’umanità. “Quando ero ragazzino, ha dichiarato, tra l’altro, il figlio di Pilar Bardem, non capivo perché, nonostante non fossimo ricchi, mia madre ogni giorno conservava un po’ di soldi per il popolo Saharawi. Ha insegnato a tutti i suoi figli ad essere liberi e volere la libertà degli altri. Con mio fratello Javier, concordiamo che l’unico senso della fama è prestare la voce a chi non ha voce, a quelli a cui negano una voce”. E, ancora, “Mia madre iniziò il suo percorso solidale fin da giovane: frequentò un collegio di suore dove ebbe modo di incontrare una religiosa che le fece conoscere la parte più povera della Madrid del dopoguerra. Nonostante la sua giovane età, andava nei quartieri più poveri della città per dare aiuto. È sempre stata in prima linea in tutte le manifestazioni ed anche in tutto ciò che, direttamente o indirettamente, riguardasse la giustizia sociale. La lotta del popolo Saharawi per lei è un argomento molto intimo, mia madre nel cuore è una Saharawi”. Non a caso, il “Premio” di cui ci occupiamo è dedicato alla famosa patriota partenopea, che, fondatrice del giornale “Monitore Napoletano”, fece della sua vita un perenne inno alla libertà e al riconoscimento dei diritti dei più deboli. Testimonial della serata, il cantante napoletano Eugenio Bennato, che, nel corso della cerimonia, ha riproposto, “Donna Eleonora”, brano scritto nel 1999 proprio in onore della rivoluzionaria Pimentel Fonseca, in occasione del duecentesimo anniversario della sua esecuzione in piazza del Mercato, avvenuta il 20 agosto del 1799. Con Bennato, sono intervenuti l’ensemble vocale de “Le voci del Sud”, con l’interpretazione di “Per un Brigante” (omaggio a Carlo D’Angiò), e la cantante e attrice Anna Capasso (ambasciatrice Unicef per l’Italia), che si è cimentata con una molto mirata ed apprezzata selezione della musica classica napoletana. L'accoglienza degli ospiti, in abiti rigorosamente storici, è stata curata dagli attori e registi Roberta D'Agostino e Gianni Sallustro, collaborati da personale specializzato dell’Accademia Vesuviana del Teatro. In quanto agli abiti, va detto che gli stessi sono creazioni del costumista Costantino Lombardi. Un manifestazione davvero superba ed encomiabile, da tutti i punti di vista, quella di ieri sera. Con essa, oltre ad esaltare, una volta di più, la meritevole figura di una donna piena di vita e di belle idee, quale era Eleonora Pimentel Fonseca, si voluto anche omaggiare quel grande vulcano di pensiero ed azione che era Pilar Bardem. Onore a lei, dunque, ed anche a quanti, sprezzanti ei pericoli a cui si espongono ogni giorno, si dimostreranno capaci di seguirne le orme.
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