di Pasquale Leggiero.
Domenica alle ore due son partito per Roma, alla beatificazione di Giovanni Paolo II. Tre pullman sono stati organizzati dal sacerdote don Michele Barone cui celebra messa al santuario Mia Madonna, mia salvezza di Casapesenna. Ma vado con ordine: sin dal primo momento che ho saputo della beatificazione, volevo esserci, purtroppo Cancello Arnone non ha organizzato nessun pullman per San Pietro, domenica di Pasqua recandomi a messa al santuario di Casapesenna, dal sacerdote celebrante ho appreso la bella notizia che vi erano gli ultimi posti e se si era interessati di passare per la sacrestia dopo la messa. Andai lì e m’iscrissi, domenica mattina si è partiti e verso le 6.15 siamo giunti, con la metropolitana a piazza del risorgimento. Volevamo cercare di entrare a piazza San Pietro, ma era già tutto chiuso e non si passava. Purtroppo ci siamo dovuti accontentare di seguire la funzione sullo schermo gigante, in tv per intenderci. Gente che arrivava da tutte le parti del mondo, altra che avevamo trovato a dormire nei sacchi a pelo e sui prati. Spintoni, chiasso, nervosismo hanno caratterizzato la mattinata. Da lontano vedevamo che allo schermo vi erano le immagini del grande papa, ma non si sentiva niente. Io staccandomi dalla mia comitiva sono giunto davanti allo schermo, a qualche metro. Alle ore 10.00 le immagini mostravano Benedetto XVI che faceva il giro nella sua papa mobile. Da quel momento fino alla fine delle celebrazioni, non so descrivere quanta miglia di persone vi erano in piazza, ma non si sentiva una mosca. L’unica cosa che ogni tanto irrompeva era la sirena o dell’ambulanza o delle moto dei medici della croce rossa, oppure ancora medici a piedi che chiedevano di passare, qualcuno sveniva sotto il sol leone di quella meravigliosa giornata. Applausi forti hanno rotto il silenzio della piazza nel momento in cui il papa ha proclamato beato il suo predecessore, in quel momento tutti piangevano di gioia e a me venirono i brividi per tutto il corpo, cosa che pur vedendo, all’epoca dei fatti, la santificazione di Padre Pio da Pietrelcina non mi accadde. Non chiedetemi il perché. Applausi anche in altri particolari momenti e quando il sommo pontefice ha ricordato la storica frase dell’appena proclamato beato Giovanni Paolo II: non abbiate paura, aprite, anzi spalancate le porte a Cristo. Comunque durante le celebrazioni mi sentivo stanco e temevo di svenire, ma allo stesso tempo avevo la convinzione che il grande papa non facesse svenirmi. Mi ha colpito un bambino cinese che era accanto a me e che non vedeva lo schermo, io con tutta la stanchezza, che in quel momento ho quasi dimenticato, lo preso in braccio per un paio di minuti e poi lo lasciato per timore di svenire con lui in braccio. Durante la santa messa, visto i momenti particolari, in più riprese ho pregato il papa di una terra lontana per la pace nel mondo. Terminata, la messa ci si è recati a mangiare al santuario divina misericordia, sempre a Roma. A me però dopo tutta quella bellissima funzione mancava qualcosa. Il parroco della mia parrocchia, don Antonio Buompane, ha saputo insegnarmi che la messa senza confessione e senza eucarestia è come un bel piatto di minestra senza olio e senza sale. Vi lascio immaginare il sapore della minestra. Fortunatamente al santuario, vi si celebrava messa ed io, non fui l’unico che partecipò alla santa messa e andai a ricevere l’eucarestia. Il sacerdote che celebrava mi ha insegnato, tramite l’omelia, che molte volte preghiamo per la pace e intendiamo che i cannoni non devono sparare, invece quella pace lì ci vuole indubbiamente, ma anche i nostri cuori hanno bisogno di pace e noi di starlo con tutti. Da qui capii che molte volte avevo pregato e avevo fatto quel piatto di minestra che don Antonio mi aveva insegnato. Poi parlò di Giovanni Paolo II e della sua bontà. Alla fine tornai a casa stanco ma pieno di nuove esperienze. Spero di riandare presto a Roma e stavolta in piazza San Pietro, per la santificazione del più grande papa al mondo.
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