di Daniele Palazzo
CASERTA-C’è anche quella di Caserta nel
novero delle sedi di Bankitalia in odor di chiusura entro il 2018. Secondo
l’articolato piano di razionalizzazione della rete distributiva di servizi al
territorio, stilato dai vertici dell’istituto bancario più importante dello
Stato, entro i prossimi due anni, chiuderanno i battenti 22 delle proprie succursali
operanti in tutta l’area nazionale, tra cui, come abbiamo evidenziato
all’inizio, quella del capoluogo di Terra di Lavoro, che pure ha svolto un
ruolo molto importante e, per tanti versi, determinante per quanto riguarda le
politiche e il piano di sostegno e salvaguardia degli standard economici e del
benessere di una realtà territoriale, come, appunto, quella casertana,
notoriamente difficile da gestire ed inquadrare. In base ad disposto, da tempo
adottato dai massimi livelli istituzionali dell’ente creditizio in parola, alla
fine del periodo indicato, saranno attive solo 39 attuali strutture contabili
della propria rete periferica. 58, in totale, le filiali della Banca d’Italia(a
queste, vanno aggiunte tre divisioni distaccate) su cui, allo stato, la stesso
istituto bancario può contare. La stessa sorte di quella di Caserta toccherà
anche alle filiali di Agrigento, Ascoli
Piceno, Avellino, Caltanissetta, Como, Cosenza, Cuneo, Grosseto, La Spezia,
Latina, Lecce, Livorno, Messina, Novara, Pesaro, Pescara, Pisa, Ragusa, Reggio
Calabria, Reggio Emilia, Sassari, Siena, Sondrio, Taranto, Trapani, Treviso,
Udine, Varese, Vicenza e Viterbo. E’ un piano di ridimensionamento, questo, che
non piace minimamente alle organizzazioni sindacali di categoria e, men che
mai, ai lavoratori interessati, che temono che la decisione dei vertici
aziendali possa avere ricadute negative molto pesanti sia sul versante della
tutela dei loro diritti impiegati(per loro, si fanno largo gli spettri del trasferimento
e/o del pensionamento) che, per conseguenza, sui soggetti sociali e le famiglie
meno abbienti e, quindi, più esposti ai rischi che comporterebbe la paventata
chiusura di così tanti sportelli creditizi, non ultimi quelli connessi ad un
più che sicuro aumento dei reati connessi all’usura e ad altre illecite attività
della malavita organizzata. L’idea di “staccare la spina” alla maggior parte
delle proprie agenzie disseminate in tutto lo “Stivale” è di lungo corso.
Correva l’ano 2008 quando furono “stoppate” 39 delle 97 sedi di Bankitalia fino
ad allora in esercizio. All’epoca, lamenta più di un sindacalista, le massime
sfere dirigenziali del soggetto bancario interessato avevano assicurato che,
nell’immediato futuro, si sarebbero poste in essere tutta una serie di nuove e
sicuramente efficaci misure amministrative che avrebbero scongiurato ulteriori
“dimagrimenti”, aprendo, nel contempo, la strada per ripotenziare la rete
esistente e finanche permettere la riapertura di parte degli sportelli
soppressi. Come si vede, non è stato così. Ecco perché i dipendenti
direttamente interessati dal colpo di falce che si avvia a sferrare la loro
Dirigenza Aziendale, nonostante più di un “capozzone” abbia assicurato che
nessuno degli impiegati e del personale in carico perderà il proprio posto di
lavoro, non sono affatto tranquilli. E giù assemblee, scioperi, manifestazioni
ed ogni forma di protesta civile ai fini del distoglimento delle più alte
cariche gestionali dell’istituzione creditizia in questione dal proposito di
proseguire su una strada che ritengono impercorribile ed anche dannosa sia per
l’azienda che per chi vi presta tempo e lavoro. Scorrendo una nota sindacale,
di marca toscana, leggiamo testualmente : “Abbandonare il territorio da parte
di Bankitalia risponde solo a logiche di tipo “politico” e non trova alcuna
giustificazione dal punto di vista tecnico. Basta guardare a ciò che avviene in
Francia, dove la Banca centrale ha varato un piano che al 2020 prevede 115
filiali permanenti, organizzate intorno a 95 succursali, 10 agenzie satelliti e
10 sportelli di prossimità; rapporti con la clientela in 196 città francesi e
un organico tra 4200 e 4600 unità. È evidente, infatti, che anche nel caso di
un’ulteriore perdita di ruolo delle banche centrali nazionali a vantaggio della
Bce, in futuro saranno tanto più strategiche le sedi territoriali per
consentire un efficiente funzionamento del sistema dei controlli bancari.” Dal
canto loro, autorevoli membri Consiglio Superiore della Banca d’Italia,
fermi nelle proprie decisioni, affermano che “nel varare il nostro di riordino
e riassetto della nostra rete, si è tenuto conto soprattutto della domanda dei
servizi, delle caratteristiche del territorio di riferimento, dell'esistenza in
regione di altre filiali aperte al pubblico e della distanza dalla filiale più
vicina." Non solo. “Per molte delle sedi bancarie destinatari del nostro
provvedimento, si è registrato una notevolissima riduzione delle attività e dei
servizi resi alla clientela. Un altro punto che, a nostro parere giustifica
l’intervento in atto.” Sembra che il ragionamento dei vertici dell’istituto
bancario interessato, che, nel portare acqua al loro mulino, precisano che, nel
recente passato, anche la Bundesbank tedesca e la transalèina Banque de France
hanno tagliato da 154 a 50 gli uffici insistenti sul territorio, la prima, e da
211 a 127 le dipendenze di sua pertinenza, la seconda, non faccia una grinza.
Ma, altrettanto valide e degne di nota appaiono le ragioni della controparte e
di chi ne tutela i diritti. Come, qualche giorno fa, ebbe a dire il Segretario
provinciale per Avellino della CIGL, Vincenzo Petrucciello, "non è solo il
trasferimento dei lavoratori a preoccupare. La Banca d'Italia svolge numerosi
servizi specifici ma ricopre anche una funzione di presidio della legalità. Tra
le altre funzioni, infatti, assolve a quella dell'informativa sulla centrale di
allarme interbancario, un sistema di monitoraggio sul riciclaggio di denaro
sporco, senza considerare gli altri servizi importanti, tra cui il ricorso
all'arbitrato bancario finanziario, l'accesso ai dati della centrale rischi e
le funzioni di tesoreria. Dopo i Tribunali, le scuole, gli ospedali, gli uffici
postali e gli sportelli delle agenzie delle entrate, le zone interne della
regione dovranno fronteggiare l'ennesimo passo verso l'isolamento e
l'allontanamento di funzioni. Subire la chiusura della filiale della Banca
d'Italia, significa subire un ulteriore impoverimento del territorio(è ancora
Petrucciello ad esprimersi in questi termini),costringendo soprattutto i
cittadini delle aree periferiche delle province di Avellino e Benevento e anche
di Caserta ad onerose e faticose trasferte per raggiungere Napoli o
Salerno". Come si vede, anche le argomentazioni addotte dai dipendenti e
dai loro sindacati sembrano incontrovertibili. Sarà bene, però, non farsi
alcuna illusione. Niente, allo stato, lascia pensare che ci ha avviato la
macchina dei tagli alle 22 sedi della rete periferica di Bankitalia possa
tornare sulle proprie decisioni. Comunque sia, le proteste e i mugugni non
accennano a placarsi, promettendo nuovi ed ulteriori sviluppi ad uno status quo
che, francamente, non porta alcunchè di bene a nessuno.
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