Il duce Benito Mussolini |
Storica immagine di Littoria |
di Daniele Palazzo
Ultimo saluto, ieri mattina, nella Chiesa di San Marco, in Latina, al popolarissimo Luigi Gavazzi, noto per essere stato il primo barbiere della città. Il suo storico salone aprì i battenti nel lontano 1933, presentandosi come il primo negozio del genere dell’allora Littoria. Nel salone gestito dall’interessato, stando alla leggenda, si sarebbe servito lo stesso Mussolini. Si narra, infatti, che, in occasione di qualcuna delle sue frequenti visite in terra pontina, il Duce del Fascismo abbia deciso di onorare della sua presenza il negozio del rinomato artigiano, che sorgeva nella centralissima Piazza del Popolo, a pochi metri dalla altrettanto famosa Rosticceria “Benedetti”. Per oltre mezzo secolo, l’esercizio commerciale di Gavazzi, grazie anche al carattere gioviale e al naturale senso di comunicazione ed apertura al nuovo e al bello della vita del decano riconosciuto dei coeffeurs attivi nello splendido capoluogo pontino (chi lo ha conosciuto afferma che, in quanto a comunicatività e senso di appartenenza alla comunità, Gavazzi non era secondo a nessuno) ha funto da luogo privilegiato di aggregazione e scambi umani e culturali per buona parte della cittadinanza locale. Quando, venne chiuso (correva l’anno 1986), fu come strappare la parte migliore del tessuto connettivo di un popolo che, per tanti anni, aveva goduto dei benefici e delle ottime credenziali derivatigli dalla grandezza di uomo e di professionista di Luigi Gavazzi (nato a Cisterna di Latina nel lontano 1920, ha trascorso tutta la sua vita a Latina), il cui nome resterà, ad imperitura memoria, nel cuore e nelle menti di tutti i latinensi. Lo testimoniano anche le tantissime persone che hanno partecipato alle sue esequie, che non hanno voluto mancare di rendere onore alla figura di una grande persona, di un uomo che, facendo leva su un senso di dirittura morale d’altri tempi e su una possanza d’uomo davvero ammirevole e sicuramente da emulare, ha fatto bene a tutti i suoi compaesani.
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