martedì 4 dicembre 2012

Detraibilità degli scontrini fiscali, le spiegazioni di tutto sul lavoro.


Detraibilità degli scontrini fiscali


Quali sono le conseguenze, i pro e i contro
Ancora incertezza per quanto riguarda l’introduzione nel nostro sistema fiscale della possibilità di detrarre gli scontrini. Con il ritorno in Commissione Finanze della c.d. “Delega fiscale” a causa del no imposto dal Senato al Governo, il provvedimento rischia infatti di subire ulteriori modifiche, tra cui appunto l’eliminazione della citata previsione. Cerchiamo dunque di capire in che cosa consiste e cosa comporterebbe una novità del genere.
Innanzitutto, la Delega fiscale non è altro che un disegno di legge con cui viene affidato al Governo il compito di revisionare il sistema tributario attraverso l’emanazione di una serie di decreti legislativi. Non si tratta tuttavia di una vera e propria riforma radicale del sistema stesso, quanto piuttosto un intervento di correzione di alcune criticità esistenti in modo da incentivare la crescita e l’equità. In particolare, al fine di contrastare l’evasione e l’elusione fiscale sono state previsti specifici meccanismi per far emergere tali realtà.
Uno di questi consiste appunto nella possibilità di ottenere sconti sulle tasse (deduzioni e detrazioni) allegando gli scontrini fiscali alla dichiarazione dei redditi. Si tratta di una misura c.d. “di contrasto di interessi” poiché induce i clienti a non ricorrere a venditori che non emettono ricevute, in quanto risulta per i clienti stessi sconveniente. Il consumatore, infatti, viene teoricamente incentivato a chiedere gli scontrini al commerciante per avere i predetti benefici fiscali, e allo stesso tempo il commerciante viene incentivato a rilasciare il documento per non perdere clientela. Ovviamente, una previsione del genere crea un problema di perdita di gettito da parte dello Stato: se non vengono raggiunti adeguati risultati a livello di emersione di sommerso il Fisco deve comunque concedere le detrazioni, creando uno squilibrio tra entrate e uscite. Come giustamente sottolineato, il meccanismo funziona solo se lo sconto è almeno superiore all’IVA sul bene o il servizio acquistato, altrimenti il venditore potrebbe adottare un prezzo al netto dell’IVA in modo che sia lui che il cliente ottengano un vantaggio dall’operazione in nero.
Di idee più precise è il segretario della Cgia di Mestre, Giuseppe Bortolussi, secondo il quale introdurre misure di “contrasto di interesse” servirebbe solo ad inasprire la fiscalità generale per coprire la perdita di gettito. “Perché mai – sottolinea Bortolussi – dovremmo agevolare il cliente finale per far emergere base imponibile facendo perdere allo Stato il mancato gettito sottratto attraverso l’applicazione delle detrazioni?”. “In alternativa – conclude il segretario – si torni a multare, come succedeva fino a qualche anno fa, il cliente finale sprovvisto di scontrino o ricevuta e coloro che non li emettono. Questo è il vero contrasto di interesse da applicare perché si rimetterebbe sullo stesso piano artigiani, commercianti, liberi professionisti e i clienti finali che, non dimentichiamolo, sono quelli che devono pagare l’IVA”.

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