di
Pasquale Leggiero.
In
questi giorni il nostro amico e compaesano Modesto Marra insieme alla sorella
Enza e la moglie Anna De Caprio hanno visitato il Kenya. Nel nostro centro della
provincia di Caserta Marra rappresenta l’associazione KISIKI KENYA, e per lui i
viaggi in Kenya non sono nuovi e ogni anno vi ritorna. Quest’anno ha raccontato
la sua esperienza tramite la sua pagina di face book, su questo mezzo di
comunicazione, ormai indispensabile, egli scrive:
Cosa rimane negli occhi e nel cuore dopo
un viaggio in Kenya? L'odore del Kenya ti resta addosso. Cammini a piedi
scalzi, e dopo un mese le piante sono più chiare, lisce, segnate. Il caldo, il
sudore, lo sporco non vanno via. E non va via
nemmeno il sole, il
ricordo di visi diventati in così poco tempo amici, di vite difficili ma
vissute davvero, di diversità e ricchezza, di povertà solo materiale, di fedi e
colori differenti, complementari e in pace tra loro.
Tutto questo si stempera quando tocco coi piedi l'Italia, e il clima a cui sono abituato mi investe, insieme al mio stile di vita.
Coscienza, questo è quello che questi giorni mi hanno dato. Di me stesso innanzitutto, dei miei tanti limiti e delle mie tante possibilità. Coscienza che le scelte che ho fatto, passate e presenti, hanno un filo. Che devo imparare a dosare il mio entusiasmo trovando momenti di riflessione, di tempo vuoto, per pensare ai momenti passati e futuri di tempo pieno. Che aiutare gli altri aiuta prima di tutto se stessi. Coscienza che non esiste un modo migliore di vivere bene, ma tanti modi diversi. Ho imparato, come diceva mio nonno, a pensare tre volte prima di parlare e poi stare zitto. Che spesso la prima risposta a un problema non è la migliore, né quella che conta.
Dopo quello che ho vissuto ho imparato anche ad essere ottimista, a non buttarmi giù, a pensare sempre a quanta fortuna ho avuto, e ho, ogni giorno a non dovermi preoccupare di problemi per noi superati da decine di anni. A dare meno le cose per scontate, a sorprendermi, a quante persone ci sono che agiscono per il bene degli altri.
Che ogni tanto vale la pena di mettere da parte il cinismo e sorridere, come facevano ogni giorno i ragazzi, i bambini che ho conosciuto a Watamu, chiedendomi ogni volta che mi incontravano: "Jambooo, come stai?". Quei sorrisi mi hanno detto per tutta la vacanza: sveglia, è ora di cominciare a vivere davvero.
Mi sono sentito in minoranza, diverso tra uguali, ho capito come ci si sente in una situazione così. Ma spesso ho percepito il complesso di inferiorità in alcune persone che ho incontrato, e essere considerato migliore solo perché visto come più ricco mi ha fatto sentire a disagio, quasi un pesce fuor d'acqua. Ho imparato a mettermi allo stesso livello dei miei interlocutori, a dialogare. E, spero, anche ad aiutare.
Non so se è per come stanno andando avanti le cose adesso, però dopo questa esperienza di viaggio mi sono sentito tante volte felice. Senza niente da chiedere e da perdere. Senza prendermi né troppo, né troppo poco sul serio..
Tutto questo si stempera quando tocco coi piedi l'Italia, e il clima a cui sono abituato mi investe, insieme al mio stile di vita.
Coscienza, questo è quello che questi giorni mi hanno dato. Di me stesso innanzitutto, dei miei tanti limiti e delle mie tante possibilità. Coscienza che le scelte che ho fatto, passate e presenti, hanno un filo. Che devo imparare a dosare il mio entusiasmo trovando momenti di riflessione, di tempo vuoto, per pensare ai momenti passati e futuri di tempo pieno. Che aiutare gli altri aiuta prima di tutto se stessi. Coscienza che non esiste un modo migliore di vivere bene, ma tanti modi diversi. Ho imparato, come diceva mio nonno, a pensare tre volte prima di parlare e poi stare zitto. Che spesso la prima risposta a un problema non è la migliore, né quella che conta.
Dopo quello che ho vissuto ho imparato anche ad essere ottimista, a non buttarmi giù, a pensare sempre a quanta fortuna ho avuto, e ho, ogni giorno a non dovermi preoccupare di problemi per noi superati da decine di anni. A dare meno le cose per scontate, a sorprendermi, a quante persone ci sono che agiscono per il bene degli altri.
Che ogni tanto vale la pena di mettere da parte il cinismo e sorridere, come facevano ogni giorno i ragazzi, i bambini che ho conosciuto a Watamu, chiedendomi ogni volta che mi incontravano: "Jambooo, come stai?". Quei sorrisi mi hanno detto per tutta la vacanza: sveglia, è ora di cominciare a vivere davvero.
Mi sono sentito in minoranza, diverso tra uguali, ho capito come ci si sente in una situazione così. Ma spesso ho percepito il complesso di inferiorità in alcune persone che ho incontrato, e essere considerato migliore solo perché visto come più ricco mi ha fatto sentire a disagio, quasi un pesce fuor d'acqua. Ho imparato a mettermi allo stesso livello dei miei interlocutori, a dialogare. E, spero, anche ad aiutare.
Non so se è per come stanno andando avanti le cose adesso, però dopo questa esperienza di viaggio mi sono sentito tante volte felice. Senza niente da chiedere e da perdere. Senza prendermi né troppo, né troppo poco sul serio..
L'Africa la leggi negli occhi dei suoi
bambini. Sono sguardi che tolgono il respiro attraversandoti l'anima. Non
riesci a scappare, rimani lì, per un istante immenso. Gli occhi contro gli
occhi, nessun lamento, nessuna lacrima, solo grida
soffocate d'amore. E
tu continui a perderti in quegli sguardi struggenti con la bellezza di un
tramonto, forti come l'odore della terra che si sprigiona dopo un temporale.
Senti dentro il silenzio e poi, all'improvviso si alza il vento e tutto si
perde nella polvere dell'indifferenza.
Naturalmente ci auguriamo che i suoi viaggi in Kenya possano
continuare e per sempre.
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