di Daniele Palazzo
CASTELVOLTURNO-Ridurre le emissioni di gas
serra…Si!...Puntare su migliori e più efficaci politiche del
territorio…Certamente!...Varare misure di legge che limitino, in maniera
veramente efficace e tangibile, il grave disseto idrogeologico mondiale ed
italiano , in particolare…Ancora Si…Doppio Si! Tutto questo, però, potrebbe non
bastare ad impedire che ampie zone rivierasche, specialmente quelle costiere
della nostra amata Penisola, possano ritrovarsi sommerse, entro il 2100, dalle
acque del mare che la bagna. L’allarme è dell’Enea, che, nel corso di un
convegno su “Pericolo Mediterraneo per l’economia del mare”(ha avuto luogo,
qualche giorno addietro, in Roma), organizzato, di concerto, con la
“Confcommercio”, ha dato il non certo confortante annuncio. Come poc’anzi
evidenziato, stando alle risultanze di uno studio interno, condotto e portato a
conclusione da un pool di esperti e studiosi in forza e no all’Agenzia per
lo sviluppo di nuove tecnologie nel campo dell’energia e dello
sviluppo economico e sostenibile, l’ENEA, appunto, entro la fine di questo
secolo, ampie fasce geografiche della nostra Italia, per un totale di circa
6.000 mq superficie, potrebbero ritrovarsi sott’acqua. A quanto emerso dal
simposio romano(frequentato da diversi professionisti e studiosi italiani della
materia, è servito anche per la presentazione del nuovo modello climatico per
previsioni meteorologiche a breve termine, sempre più dettagliate e precise,
messo a punto dagli esperti della struttura organizzante), quì, la quantità di
gas serra in circolazione, di pari al non certo roseo contesto in cui “naviga”
il settore idrogeologico del Bel Paese, assumono caratteristiche e connotati
decisamente secondari rispetto al paventato innalzamento del cosiddetto “Mare
Nostrum”. Queste problematiche, infatti, pur costituendo un forte, sentito ed
incalzante dilemma per il mondo intero, sembrano costituire un’emergenza
decisamente marginale rispetto a quella rappresentata “dall’innalzamento del
mar Mediterraneo”, con gravissimo impatto sulle attività turistico-balneari e
marittimo-portuali nazionali, è una sicura ed immediata questione e, come tale,
va vista ed affrontata. Oltre ai primi, per il cui repentino evolversi lo
status attuale della situazione consiglia, comunque, di non abbassare la guardia,
si ha estrema necessità, quindi, di interventi tempestivi per la salvaguardia
dei territori costieri e della blue economy”. Solo se si preferiscono vie e
canali onde rintuzzare per tempo il fenomeno in atto, è possibile salvaguardare
l’integrità dei porti e delle spiagge di casa nostra ed anche l’ingente indotto
economico, turistico e commerciale che vi orbita attorno. Nello specifico
elenco, per il cui dettaglio rimandiamo i nostri cortesi lettori al sto web
dell’Enea, figurano anche alcune aree costiere campane, nella fattispecie,
quelle ad immediato ridosso del delta del fiume Volturno, in Comune di
Castelvolturno (Caserta), e di quello del fiume Sele e di tutta la cosiddetta
“Piana del Sele”, nel Salernitano.
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